GP DE DENAIN PASQUALON 4ème. TOUR DE LANGKAWI BISOLTI 14ème du général MINALI 1erde l'étape 2 + 1er de la 4 + 2ème de la 6. GENT - WEVELGEM DEBUSSCHERE 5ème PASQUALON 30ème FRISON 40ème.
FLECHE WALLONNE BENEDETTI 37ème. TOUR DES ALPES ARU 6ème du général + 5ème de l'étape 4.
TOUR DE CROATIE MINALI 4ème de l'étape 1 + 3ème de la 2. GIRO DELL'APPENNINO BISOLTI 13ème.
LIEGE-BASTOGNE-LIEGE BENEDETTI 84ème.
G.P. DE FRANCFORT PASQUALON 4ème.
TOUR DE CALIFORNIE RAVASI 12ème du général. GANNA 5ème de l'étape 4.
GP MARCEL KINT VAN ROOY 10ème. TOUR D'ITALIE GIRO. ARU 9ème de l'étape 6 +10ème de la 11+ 8ème de la 16. BATTAGLIN 34ème du général + 3ème de l'étape 4.+ 1er de la 5 + 4ème de la 8 et 10 + 10ème de la 12. DEBUSSCHERE 136ème du général + 6ème de l'étape 3 + 10ème de la 7 et 13. CATTANEO 33ème du général + 3ème de l'étape 18. BENEDETTI 108ème du général. FRISON 142ème du général. COLEDAN 146ème du général.
GP DE PLUMELEC-MORBIHAN PASQUALON victoire TOUR DE BELGIQUE MINALI 3ème de l'étape 1.
TOUR DU LUXEMBOURG PASQUALON victoire du général + 1er de l'étape 2 + 1er de la 3 + 3ème de la 1 et la 4. GP DU CANTON D'ARGOVIE PASQUALON 6ème. VAN ROOY 14ème .
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Sujet: Re: Team Match-Colnago (D2) - Bugno2 Mer 29 Nov 2017 - 16:56
> HISTORIQUE
Effectif 2009 :
BANDIERA Marco (ita)>>>159pts CALCAGNI Patrick (Sui)>>>29pts CENTRONE Vincenzo (lux)>>>24pts CUNEGO Damiano (ita)>>>1224pts DA DALTO Mauro (ita)>>>34pts DANIELSON Tom (Usa)>>>228pts DE BONIS Francesco (Ita)>>>12pts DEL NERO Jesus (Esp)>>>201pts ELIJZEN Michiel (ned)>>>107pts FERRARA Raffaele (Ita) GENTILI Massimiliano (ita)>>>135pts LONGO BORGHINI Paolo (ita)>>>66pts MC CARTNEY Jason (usa)>>>50pts POLAZZI Fabio (bel) PRAZDNOVSKY Martin (svk) PRIAMO Matteo (ita) RICCIO Bernardo (ita)>>>48pts ROSSELER Sébastien (Bel)>>>134pts SANTAMBROGIO Mauro (Ita)>>>385pts SANTAROMITA Ivan (sui)>>> 37 pts SCHEIRLINCKX Bert (bel)>>>129pts SCOGNAMIGLIO Carlo (ita)>>>172pts STEURS Geert (bel)>>>76pts TRAFICANTE Roberto (ita) VANENDERT Jelle (Bel)>>>146pts TOTAL: 3405pts
EFFECTIF 2010
AGNOLI Valerio (ita)>>>84 pts. ARAMENDIA Javier (esp)>>>10 pts. CACCIA Diego (ita)>>>32 pts. CAPELLI Ermanno (ita)>>>40 pts. CELLI Luca (ita) CUNEGO Damiano (ita)>>>654 pts. DANIELSON Tom (usa)>>>258 pts. DEL NERO Jesus (esp)>>>7 pts. FERRARA Raffaele (ita)>>>10 pts. FRAPPORTI Marco (ita)>>>118 pts. GENTILI Massimiliano (ita)>>>20 pts. GIORDANI Leonardo (ita)>>>18 pts. KOZONTCHUK Dmitry (rus)>>>30 pts. LONGO BORGHINI Paolo (ita)>>>5 pts. MAGAZZINI Enrico (ita) ONGARATO Alberto (ita)>>>46 pts. ORTEGA Manuel (esp)>>>42 pts. PONZI Simone (ita)>>>66 pts. RASCH Gabriel (nor)>>>71 pts. SCHEIRLINCKX Bert (bel)>>>142 pts. SCOGNAMIGLIO Carlo (ita)>>>33 pts. SEROV Alexander (rus) SELVAGGI Mirko (ita)>>>18 pts. STEURS Geert (bel)>>>114 pts. TIRALONGO Paolo (ita)>>>105 pts. TOMEI Francesco (ita) VIGANO Davide (ita)>>>48 pts. ZEN Enrico (ita)>>> 31 pts. TOTAL : 2002 PTS
EFFECTIF 2011 :
ALBERT Niels (bel) BELLETTI Manuel (ita)>>> 442 PTS BELLOTTI Francesco (ita)>>> 75 PTS BERTHOU Eric (fra)>>> 24 PTS CALLEGARIN Daniele (ita) CUNEGO Damiano (ita)>>> 1088 PTS DEL NERO Jesus (esp)>>> 14 PTS DE NEGRI Pierpaolo (ita)>>> 57 PTS DE WEERT Kevin (bel)>>> 197 PTS DI GREGORIO Rémi (fra)>>> 172 PTS FERNANDEZ CRUZ Delio (esp)>>> 25 PTS GATTO Oscar (ita)>>> 366 PTS GOLAS Michal (pol)>>> 140 PTS GOURGUE Benjamin (bel) GRENDENE Andrea (ita)>>> 21 PTS GULDHAMMER Rasmus (den) HABEAUX Gregory (bel) HULSMANS Kevin (bel) JEANNESSON Arnold (fra)>>> 181 PTS KAISEN Olivier (bel)>>> 130 PTS MAGAZZINI Enrico (ita)>>> 27 PTS MARANGONI Alan (ita)>>> 123 PTS PIRAZZI Stefano (ita)>>> 106 PTS SCHEIRLINCKX Bert (bel)>>> 152 PTS SCHETS Steve (bel)>>> 25 PTS SELVAGGI Mirko (ita)>>> 62 PTS STORTONI Simone (ita)>>> 260 PTS TIRALONGO Paolo (ita)>>> 151 PTS VANMARCKE Sep (bel)[/b]>>> 147PTS VIGANO Davide (ita)[/b]>>> 59 PTS TOTAL :4075 POINTS
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Sujet: Re: Team Match-Colnago (D2) - Bugno2 Mer 27 Déc 2017 - 13:10
ARU Fabio
Fabio Aru scioglie le riserve. Il corridore sardo non aveva ancora deciso se partecipare al Giro d’Italia oppure prendere il via del Tour de France. Una scelta definitiva che sembrava esser rimandata al 2018 come aveva fatto capire Saronni, ma in realtà il campione nazionale italiano ha già fatto la sua scelta. Dopo due anni di assenza lo scalatore della UAE Team Emirates farà infatti il suo ritorno alla Corsa Rosa, corsa nella quale è già salito due volte sul podio. A confermarlo è lo stesso Aru alla Gazzetta dello Sport, nel momento di delineare il suo programma per la prima parte di stagione.
Il 2018 di Aru partirà dal Teide dove si recherà dal 20 gennaio per un paio di settimane di ritiro. L’esordio ufficiale sarà invece all’Abu -Dhabi Tour, prima di partecipare alla Tirreno – Adriatico e con ogni probabilità la Liegi – Bastogne – Liegi. Ancora da definire invece il programma dopo il Giro d’Italia con l’ex Astana che ha già dichiarato di voler far bene ai Campionati del Mondo.
Intolleranze alimentari dietro la débacle di Fabio Aru al Giro d’Italia 2018. È questo quanto sarebbe emerso dai numerosi esami e analisi che il capitano della UAE Team Emirates ha effettuato, a più riprese visto il mistero che avvolgeva il mancato risultato, dopo essere stato costretto al ritiro della Corsa Rosa. Un problema che in passato era già emerso, ma che evidentemente quest’anno ha avuto una rilevanza maggiore, con delle reazioni fisiche più debilitanti rispetto al passato, portando fino al clamoroso e inatteso flop nella corsa su cui tanto aveva puntato.
Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport in edicola oggi, inoltre, la responsabilità della deludente prova del Cavaliere dei Quattro Mori sarebbe stata imputata in parte anche a quella che in squadra è stata giudicata una inopportuna preparazione coordinata da Paolo Tiralongo, l’uomo di fiducia del sardo. Il siciliano ha seguito il suo ex protetto nella formazione emiratina, ricevendo sostanzialmente carta bianca nella gestione fisica di Aru, ma da una successiva analisi del planning e della preparazione complessiva sarebbero emerse delle mancanze che avrebbero portato a questo risultato.
Intanto Fabio Aru ha ripreso da pochi giorni ad allenarsi dopo il lungo stop seguito al ritiro dal #Giro101 che lo ha portato ad un periodo di isolamento, necessario per ricaricare le pile, tanto a livello fisico quanto mentale. In questo momento ancora non si conosce la data del rientro alle corse, ma sembra sempre più lontana l’ipotesi Tour de France, ventilata nelle scorse settimane, al quale manca ancora meno di un mese e per il quale si troverebbe così ad arrivare davvero in condizioni fisiche abbastanza deficitarie. Con Vuelta a España e Mondiale di Innsbruck 2018 nel mirino, nei quali cercare di riscattare la delusione rosa, sarebbe dunque preferibile una preparazione estiva mirata, con alcune corse di una settimana per prepararsi.
Dernière édition par Bugno2 le Mer 13 Juin 2018 - 11:43, édité 3 fois
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Sujet: Re: Team Match-Colnago (D2) - Bugno2 Dim 31 Déc 2017 - 18:12
PASQUALON Andréa
Andrea Pasqualon è un corridore a tutto tondo. Dopo un passato da sciatore, cresciuto nel mito di Alberto Tomba, ha trasformato il suo corpo per diventare un ciclista competitivo su strada. Quest’anno il 29enne di Bassano del Grappa, punta veloce del team Wanty Gobert, ha fatto un grande salto di qualità debuttando in grandi corse come le classiche del nord e il Tour de France, ed è tornato a vincere al Gp Peccioli Coppa Sabatini. Pensando al futuro il “falco di Enego” si immagina in sella alla mtb perché è la disciplina che più lo diverte e a cui sente di appartenere. Prima però ci sono tanti traguardi che vuole raggiungere. Uno su tutti brillare al Giro delle Fiandre, la corsa dei suoi sogni, in quel Belgio che è diventata la sua seconda casa.
Hai vissuto la tua stagione migliore di sempre. «Già. All’inizio è stata dura, mi sono subito accorto che correre a questi livelli è proprio un altro mondo. Ho fatto tanta fatica, arrivavo alla fine delle corse ma negli ultimi 20 chilometri, quando i big aprivano il gas, io ero a tutta già da un pezzo. Al Tour ho faticato, ma in volata ho trovato un buon feeling. Nelle tappe di salita ho cercato di salvarmi, mi sforzavo solo per andare in fuga e cercare di aiutare il mio compagno Martin, e alla fine delle tre settimane mi sono reso conto che il mio “motore” era cambiato. Ho recuperato bene, seguendo i consigli del mio preparatore Sandro Callari, che mi segue da un paio di anni. Per me è una persona molto importante, che sa sempre come motivarmi. Mi aveva detto che prima di debuttare al Tour sarebbe stato fondamentale disputare le classiche, fare “base” per poter affrontare un grande giro e che l’obiettivo per questa prima volta era portarlo a termine. In effetti ha funzionato: non mi sono spremuto esageratamente come altri compagni e ho sentito i benefici dei tanti chilometri messi nelle gambe, tanto che nelle gare successive non sono mai uscito dalla top ten. Nel finale di stagione riuscivo tranquillamente ad arrivare con i primi, sia alla Parigi Tours che in Norvegia ho avuto buone sensazioni».
Finchè è arrivata la vittoria. «Alla 65a Coppa Sabatini. Sullo strappo di Peccioli, che mi aveva visto già secondo nel 2013 e nel 2016, mi sono messo dietro Sonny Colbrelli (che mi aveva battuto un anno fa) e Francesco Gavazzi, ottenendo il primo successo in una stagione ricca di piazzamenti. Sono scoppiato a piangere dalla gioia, visto che ho vinto dopo quasi due anni di digiuno».
Come stai trascorrendo l’inverno? «Mi piace molto la mtb, magari un giorno mi cimenterò in qualche marathon... Vivo in posti da sogno per i biker, sono originario di Enego (dove mamma Carmen e papà Ennio gestiscono un ristorante a 1.300 metri di quota, ndr), nell’altopiano dei sette comuni di Asiago, abbiamo percorsi che si adattano molto a chi ama il fuoristrada. A fine stagione non vedo l’ora di salire in mtb e girare per boschi, sentieri, single track con gli amici. Oltre a divertirmi in mtb, tre volte a settimana vado allo studio SRM di Bassano del Grappa dove, seguito da un preparatore specializzato in riabilitazioni come Federico Bisson, che lavora con atleti di alto livello di varie discipline tra cui sci e golf, mi alleno con esercizi a corpo libero, di core stability e fit cross. Non sollevo i classici pesi perché non ho bisogno di mettere su massa muscolare, ma di tenere basso il peso e di allenare esplosività e agilità».
Cosa hai imparato correndo all’estero? «Dopo le esperienze in Colnago - Bardiani, Area Zero e Roth Skoda, questo anno alla Wanty ho potuto affrontare un calendario da team World Tour. Nella formazione belga ho avuto la possibilità di correre gare molto più importanti rispetto al passato, la mia crescita è dovuta soprattutto a questo. Nel ciclismo di oggi se non corri sempre con corridori di alto livello, allenandoti a casa non arrivi a determinati ritmi. Sono molto felice di aver prolungato il mio contratto per altre due stagioni: in questa squadra ho trovato un grande feeling sia con il personale che con i compagni, non è un caso se il 2017 è stato il mio anno migliore tra i prof. Amo lo spirito che si respira in Belgio, là il ciclismo è come il calcio qui da noi, per la bici diventano matti. Il pubblico è numerosissimo anche alle corse del lunedì o martedì, trovi il finimondo a bordo strada, tanto che certe volte mi chiedo: ma questi non lavorano? Quando arrivi alle partenze e tutti ti chiamano per nome è bellissimo».
Hai abbandonato lo sci perché ti saresti dovuto trasferire, ma alla fine anche il ciclismo ti ha obbligato a emigrare. «In effetti quest’anno sono stato circa 220-230 giorni lontano da casa, però se vuoi competere con certi campioni l’unico modo è correre tanto e restare sempre ad alti livelli. Il ciclismo in giro per il mondo è diverso rispetto a quello italiano: gli organizzatori di casa nostra vogliono sempre inserire tante salite, all’estero meno, sono più numerosi i tracciati più abbordabili per corridori con le mie caratteristiche. Va detto però che il livello all’estero in media è più alto, ce ne siamo accorti a fine stagione quando abbiamo corso in Italia, noi della Wanty avevamo un’altra marcia rispetto ai corridori delle professional italiane, perché siamo abituati al confronto con team World Tour. Le esperienze al massimo livello davvero cambiano tutto».
Ti pesa stare lontano da casa, ora che sei papà? «Un po’ sì. Vivo a Bassano del Grappa con Tanja, che ho conosciuto quando lavorava come miss al Giro del Trentino, e Joyel, la nostra bimba di 10 mesi. Il suo nome lo abbiamo deciso il giorno prima che nascesse, pensavamo fosse un maschietto, alla fine abbiamo optato per questo nome brasiliano, ne volevamo uno diverso dai classici, Tanja l’aveva sentito in un cartone animato, ci è piaciuto perché è composto da due parole: joy-el, la prima in inglese significa gioia e la seconda, che deriva dall’ebraico, significa altezza-grandezza-dio-potenza. Siamo stati in Messico in vacanza, a metà novembre sono ripartito per il Belgio per il primo ritiro con la squadra per sottopormi alle visite mediche e stilare il programma gare».
Dove ti vedremo? «In linea di massima nelle corse che ho disputato quest’anno. Affronterò la campagna del Nord, sia Roubaix che Amstel e Freccia. Non penso sarò al via della Liegi perché è una corsa troppo dura per me, mentre vorrei provare a far bene sul pavé per capire se può essere adatto a me in vista dei prossimi anni. Avendo vinto l’Europa Tour speriamo di essere invitati nuovamente al Tour de France, se così fosse tornerò alla Grande Boucle».
Il 2 gennaio compirai 30 anni. Guardando avanti cosa vedi? «Ancora un po’ di stagioni importanti. Avendo iniziato tardi a correre in bici, ho pagato i primi anni della mia carriera per mancanza di esperienza e soprattutto per la conformazione del mio fisico, che doveva affinarsi. Ho sciato a livello agonistico dai tre ai quindici anni, non me la cavavo male. Ho mollato perché è uno sport troppo impegnativo, anche a livello finanziario. Lo sci alpino concentra tutto in un minuto, in bici invece per raggiungere un risultato di strada (non solo letteralmente) devi farne davvero tanta. Più fatica e più pazienza equivalgono però a più emozioni. Già quando sciavo uscivo in bici, il feeling con le due ruote me l’hanno trasmesso i miei zii materni Dennis e Francesco. La prima gara risale invece a quando ero allievo secondo anno. Negli ultimi anni ho cambiato completamente corporatura, con lo sci puntavo tutto sulla potenza, mentre in bici serve agilità ed è fondamentale pesare poco. Da quando sono passato professionista nel 2011 avrò perso 6-7 chili, crescendo anche di altezza è tanta roba e credo che i risultati si siano visti in maniera chiara».
Cosa chiedi all’anno nuovo? «L’obiettivo di quest’anno era vincere almeno una corsa, ci sono riuscito. Per la prossima stagione voglio sicuramente essere competitivo in qualche grande classica, ottenere una top ten al Giro delle Fiandre o all’Amstel Gold Race sarebbe già importante. Oltre che vincere corse di livello, mi sono prefissato di arrivare davanti nelle grandi gare, ho visto che a livello economico e di esposizione mediatica cambia tutto, se arrivi coi grandi nelle corse che contano tutti parlano di te per un anno, più che se vincessi tante altre prove meno prestigiose».
Un sogno da realizzare? «Una volta avrei detto vincere la Sanremo, oggi rispondo conquistare il Fiandre. La Classicissima è una gran corsa e per noi italiani ha un valore aggiunto, per tutti è la prima classica dell’anno, ha un fascino particolare, ma il Fiandre è stata la corsa che mi ha emozionato di più, più ancora della Grande Boucle. A bordo strada c’è una quantità di persone incredibile, dal primo chilometro fino all’ultimo metro non c’è un buco libero lungo le strade. I belgi chiamano quei giorni la “settimana santa” ed è proprio vero: se vinci il Fiandre diventi un Dio in terra».
Tour de Luxembourg - Andrea Pasqualon a "réalisé un rêve"
Andrea Pasqualon (Wanty-Groupe Gobert) a pris la 3ème place du sprint final de la 4ème et dernière étape du Tour de Luxembourg, lui permettant de conforter son maillot jaune de leader. La journée n'a cependant pas été de tout repos pour l'équipe du coureur italien qui a du contrôlé toute la journée les attaques, comme celle portée par Angelo Tulik (Direct Energie) dans le final qui n'était qu'à 24" au général, de la 1ère place. Pasqualon est revenu sur la symbolique de sa victoire au travers d'un communiqué, où il tenu en premier lieu remercier ses coéquipiers : "Aujourd'hui j'ai réalisé un rêve. J'espérais que le peloton arriverait groupé dans le final, mais cela n'a pas été le cas ! Dans la première partie de course, nous avons été attaqués par plusieurs équipes. Nous sommes restés calmes et ensuite j'ai fait rouler mes hommes, car j'ai entendu dans la radio qu'il y avait deux coureurs dangereux pour le général, présents dans l'échappée. L'équipe a travaillé très dur. Je suis reconnaissant envers Boris, Guillaume, Kevin, Yoann et Fabien. A la fin, j'ai essayé de garder de l'énergie pour le sprint. Mais lors de la dernière montée, j'ai dû y aller à fond pour boucher le trou avec les échappés. Je finis 3ème, mais la victoire d'étape n'était pas l'objectif du jour, qui était plutôt de conserver le maillot jaune. C'est un moment fort pour ma formation et moi, car c'est la première course par étape que je remporte. Je me sens super bien et je voudrais dédier cette victoire à ma petite fille, Joyel. Tous ces efforts étaient pour elle."
Dernière édition par Bugno2 le Dim 3 Juin 2018 - 19:51, édité 2 fois
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Sujet: Re: Team Match-Colnago (D2) - Bugno2 Lun 1 Jan 2018 - 18:47
DEBUSSCHERE Jens
Si aprono nuove prospettive per Jens Debusschere alla Lotto Soudal. Il corridore belga, dopo la partenza di Jürgen Roelandts, godrà di maggiore libertà soprattutto nelle classiche e, in un’intervista rilasciata a Sporza, racconta di non vedere l’ora di sfidare l’ex compagno di squadra nel corso della prossima stagione. “Voglio essere in forma dalla Omloop alla Parigi-Roubaix” promette, sperando di riuscire a dare il massimo anche al Giro delle Fiandre: “Devo essere al 100%. Per gestire il finale in queste gare, è sempre necessaria un po ‘di fortuna. Spero che l’anno prossimo sia dalla mia parte e che possa essere ancora con i migliori alla fine”.
Una parte della sua stagione passerà anche dall’Italia, con il suo ruolo alla Milano-Sanremo che dipenderà “dalla tattica della squadra” e da quello di André Greipel. Il 28enne corridore è anche molto veloce e quindi conta di poter affrontare anche un Grande Giro puntando ad una vittoria di tappa, dopo la sfortunata Vuelta 2017: “Non ho mai corso il Giro, forse è l’opzione migliore per me ma se avranno bisogno di me al Tour, farò il Tour”.
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Sujet: Re: Team Match-Colnago (D2) - Bugno2 Mar 16 Jan 2018 - 17:17
MINALI Riccardo
Il Tour Down Under 2018 inizia con una Top10 per Riccardo Minali. Il velocista della Astana si è piazzato al decimo posto sul traguardo di Lyndoch. Un risultato che non soddisfa del tutto il corridore italiano che sperava di ottenere un risultato migliore: “Mi sentivo abbastanza bene oggi e nel finale ho fatto un duro sprint per entrare fra i primi 10 di tappa. Sinceramente le mie gambe funzionavano veramente bene e quindi sentivo di poter fare qualcosa in più. Nell’ultima curva purtroppo però ero un po’ indietro ed è stato difficile rimontare. Ad ogni modo questa è solo la tappa inizialmente e ci sono altre tappe interessanti in arrivo. Spero di migliorare il risultato nei prossimi giorni“.
Elia Viviani lo chiama Minalin perché è il piccolo Minali, figlio di quello più noto in giro per il mondo. Sarà giovane e non ancora famoso, però Riccardo sogna in grande e sta rendendo orgoglioso papà Nicola, che negli anni ’90 ha vinto due Parigi-Tours e tappe a Giro, Tour e Vuelta. A 22 anni il veronese di Isola della Scala sprinta in scia ai big e, al secondo anno da professionista, ha finalmente rotto il ghiaccio. In maglia Astana è arrivato vicino alla vittoria al Dubai Tour e all’Abu Dhabi Tour, dimostrando di essere cresciuto molto, poi al Tour de Langkawi ha colpito e lo ha fatto due volte. Non è più un neopro: dopo un 2017 di apprendistato (un secondo posto e tre terzi conquistati) ha idee e ambizioni ben chiare.
Riccardo, rispetto a un anno fa quanto sei cresciuto? «Tanto, ho imparato moltissimo. Nel 2017 mi sono fatto le ossa, da subito la squadra mi ha dato fiducia, così mi sono buttato in mezzo nelle volate. Quest’anno con il team ci siamo posti qualche obiettivo più concreto, le aspettative aumentano e a me fa piacere. Rispetto a quando ero dilettante, ho sopportato carichi di allenamento che prima non facevo, ho passato più tempo in palestra e ho disputato tante volate dietro macchina. Con il preparatore Maurizio Mazzoleni siamo andati a lavorare più nel dettaglio. Inoltre, grazie alla dietista Erika Lombardi sto facendo attenzione all’alimentazione e sono riuscito a presentarmi al via delle corse più magro. Ho sempre avuto problemi di peso, grazie ai suoi consigli quotidiani so cosa mangiare in base all’allenamento che svolgo e ne avverto i benefici. Se appena passato professionista nelle salite non troppo lunghe, di 3-4 km, mi staccavo subito, oggi riesco a tenere duro e ad arrivare alla volata più fresco».
La tua prima stagione nella massima categoria è stata segnata dalla tragedia di Scarponi, che ti aveva preso sotto la sua ala... «Già. La morte di Michele è stata un botta per tutti. Dal primo ritiro a Montecatini ero stato messo in camera con lui, in breve sono diventato il suo “cocco”, ero il più giovane del gruppo e lui l’uomo d’esperienza. Il bambino e il vecchietto, che coppia. Siamo diventati amici perché lui è stato fin da subito disponibile e carino nei miei confronti. Anche se in poco tempo, mi ha insegnato tanto. Sapeva sempre trovare le parole giuste, trasmetteva tranquillità come nessun altro. Soprattutto aveva sempre quella voglia matta di sorridere. Ricorderò per sempre la sua chiamata il giorno prima dell’incidente: mi aveva telefonato perché era stato da poco il mio compleanno e in Croazia avevo colto un secondo posto. Voleva farmi gli auguri e dirmi di continuare così. È ingiusto che a quella chiamata non ne potranno seguire altre. È un vero peccato non averlo più al nostro fianco. Manca a tutti. Maledettamente».
Hai capito che corridore puoi diventare? «Sono un velocista puro, adatto ai giri. I primi giorni di corsa sono sempre un po’ ingolfato, ma tappa dopo tappa vado meglio. Non posso paragonarmi a un campione come Cavendish, ma per intenderci potrei ambire a diventare un atleta di quel genere. Le uniche classiche che un giorno potrei provare a vincere sono la Milano-Sanremo e la Paris-Roubaix, due corse che però sono sempre un terno al lotto. Posso migliorare in tutto. Se in salita non si va, ci si stacca e addio volata, quindi il mio obiettivo è migliorare tenuta e resistenza nelle brevi ascese. Più riuscirò a superarle facilmente, più potrò sprintare con una buona gamba. Puoi essere esplosivo quanto vuoi, ma se arrivi finito allo sprint serve a poco».
Novità nella preparazione? «L’unica differenza rispetto al passato è stato un maggiore lavoro in palestra, dal quale avverto un importante miglioramento. Ho svolto carichi di lavoro che simulano la volata dopo uno sforzo, uno sprint dopo una “menata”, in sostanza ho fatto più ripetute fino all’ultima con carichi più alti. Già dai primi ritiri dell’anno a Calpe ne ho sentito i benefici. A Dubai ho raccolto meno risultati di quanto mi aspettassi, anche perché dovevo dividermi le occasioni con il mio compagno Cort Nielsen, ma ho avuto sensazioni ottime. Arrivare terzo mettendosi alle spalle nomi come Cavendish, Degenkolb e Kittel è un risultatone, però cercavo di più. Di volate lineari, testa a testa con i big, ne ho fatte poche. La squadra è fondamentale: anche uno come Kittel che è il più potente del lotto, se i compagni non lo lanciano nella posizione giusta, perde. Nessuno ha lo scooter, abbiamo solo la forza dei nostri muscoli su cui poter contare. E il fare più volate prima di quella decisiva in genere si paga. Ho iniziato la stagione con la convinzione di poter vincere. Ci sono riuscito, ma non mi accontento».
Sei il campione nazionale di derny in carica, frequenti ancora la pista? «L’anno scorso ho disputato gli Europei Under 23, il Campionato Italiano e la Tre giorni di Pordenone, quest’anno farò ancora qualche corsa, ma sempre in ottica strada. Girare nei velodromi è molto importante per un velocista, personalmente vado una volta a settimana a Montichiari, per svolgere lavori che non si possono fare in strada, come i cambi di ritmo dietro moto. Il CT Villa è sempre molto disponibile».
Con chi ti alleni solitamente? «Con un gruppo di dilettanti della Bassa veronese, con mio fratello Michael, che è al primo anno tra gli Under 23 in maglia Colpack, e mio cugino Omar Leardini, che quest’anno ha ripreso a correre dopo che aveva smesso. Tra gli altri ci sono Attilio Viviani, Enrico Zanoncello, Carlo Alberto Giordani, Michele Scartezzini... Abbiamo un gruppo su whatsapp e una pagina instagram dedicata, ci chiamiamo Balbus Monkey (scimmia balbuziente). Non siamo semplici compagni di allenamento, ma amici veri. Infatti capita che dopo 5-6 ore in bici assieme ci vediamo per fare due chiacchiere davanti a un aperitivino».
Prossime corse in programma? «Dopola Malesia, volerò al Nord per disputare Scheldeprijs e Paris-Roubaix. L’anno scorso ho debuttato all’Inferno del nord, una corsa che comprendi davvero solo quando la provi sulla tua pelle. Per me è stato come prendere pugni in ogni parte del corpo ad ogni tratto di pavè. Non sono riuscito a finirla. Quest’anno voglio arrivare al traguardo. Per giocartela davanti con gli specialisti ci vuole tempo e pazienza. A meno di non essere un fenomeno come Moscon, che alla prima occasione ha rischiato di vincerla. Dopo le classiche correrò Giro di Polonia ed Eneco Tour, anche lì andrò a caccia di qualche buona volata».
Nessun grande giro? «Al momento no, magari la Vuelta ma è ancora tutto da vedere. Correndo in un team proiettato alla classifica generale, per un velocista c’è poco spazio. La squadra del Giro d’Italia punterà tutto su Miguel Angel Lopez, mentre al Tour il capitano sarà Jakob Fuglsang. Chiaramente, da italiano, avrei voluto debuttare alla corsa rosa, anche perché il percorso di quest’anno offre diverse occasioni per i velocisti. Capisco però le esigenze della squadra e rispetto le scelte dei tecnici. Dovrò aspettare ancora un po’ per vedere come reagisce il mio fisico sui 21 giorni...».
Quando non sei in bici, dove ti troviamo? «Sul divano di casa, magari a schiacciare un pisolino. Ho una vita bella movimentata, così quando posso mi riposo. Sono un ragazzo tranquillo, mi piace trascorrere il tempo libero con gli amici e la mia ragazza. Sono tifoso del Milan, seguo il campionato di calcio e lo sport in generale. A Natale mi hanno regalato la Nintendo Switch, una piccola playstation che si può collegare alla tv. Me la porto dietro alle gare così passo il tempo quando non sappiamo che fare. Caratterialmente sono un buono. Odio litigare, se c’è un problema piuttosto lascio correre».
Con la scuola come sei messo? «Ho studiato ragioneria ma purtroppo non sono riuscito a portare a termine gli studi. Non riuscivo a stare dietro sia alla bici che ai libri così ho scelto la prima. Un po’ di rimpianto c’è: sono stato stupido a farmi bocciare in 4a superiore, poi mi sono iscritto alla scuola serale per portare a termine gli ultimi 2 anni, ho superato il quarto, ma alla sera arrivavo sempre stanco e facevo fatica ad assimilare nuove nozioni. Tra ritiri con la nazionale e la squadra ho rimandato l’ultimo anno, ma quando smetterò voglio prendere questo benedetto diploma».
Non ha senso che ti chieda chi ti ha trasmesso la passione per le due ruote... «Da piccolo vedevo papà correre, è stato un amore innato. Pensa che quando avevo un anno e mezzo mi facevo rimpicciolire il suo abbigliamento da nonna Teresa e lo aspettavo sulla porta di casa stressandolo perché a fine allenamento mi facesse fare un giretto in cortile. Ho iniziato a gareggiare da G1 e poi non ho più smesso. Ricordo che al termine della mia prima corsa ero su di giri perché pensavo di aver vinto invece mamma Monica mi dovette svelare la dura realtà: ero arrivato secondo, uno in fuga aveva già tagliato il traguardo in precedenza a braccia alzate (sorride, ndr). Un altro aneddoto riguarda la prima gara vinta: arrivai con un pedale solo, mi si sganciò un pedalino a 100 metri dall’arrivo e insistetti per non farmi superare. A 6 anni sono soddisfazioni...».
Papà cosa dice di come stai andando? «C’è sempre, ma sta sulle sue. Mi lascia fare, non si intromette, sia lui che io sappiamo che devo fare la mia strada. Mi dà qualche consiglio, ma non è il mio direttore sportivo e più di tanto non può fare. Dopo le corse ci sentiamo sempre. Mi dice bravo quando vinco, hai sbagliato qui e là quando perdo. Cerca di starsene abbastanza fuori, fa il papà, non il tecnico. Fin da quando ero piccolo non mi ha mai messo pressioni. A papà non servivano tanti “treni”, era capace di crearsi e conquistarsi il suo spazio e, da quel punto di vista, mi pare di somigliargli. Come mi ha insegnato lui, cerco di ascoltare e imparare da tutti, solo così si diventa grandi. Far meglio di papà? Ci metterei la firma per vincere la metà di lui. Lui ha una palmares di tutto rispetto, ha vinto più di 50 corse in 10 anni, è stato uno dei migliori velocisti al mondo. È vero che erano altri tempi, il ciclismo di oggi è diverso, forse è ancora più difficile emergere, ma spero di renderlo orgoglioso di me. Ho iniziato a vincere, ma il bello deve ancora venire...».
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Sujet: Re: Team Match-Colnago (D2) - Bugno2 Mar 23 Jan 2018 - 19:14
COLEDAN Marco
Nuovo anno e nuova avventura per Marco Coledan. Dopo tre stagioni alla Trek – Segafredo il corridore veneto riparte dalla Wilier – Selle Italia, con la quale farà il suo esordio domani al Sharjah Tour. Cambio di colori, ma non di ruolo per l’italiano che sarà fondamentale nei chilometri finali per Jakub Mareczko dopo aver lavorato per Nizzolo nelle ultime stagioni. Lavoro al servizio dei compagni con la speranza però di avere qualche occasione personale lungo la stagione per Coledan, che in questo 2018 farà ritorno anche su pista con il sogno di partecipare poi ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020, così come racconta in esclusiva ai microfoni di SpazioCiclismo.
Come ti stai trovando con i compagni di squadra? Molti dei miei compagni sono ancora molto giovani ed inesperti, da quello che ho potuto vedere nei ritiri fatti con la squadra. Ovviamente questo è normale, devono ancora conoscere il mondo del professionismo e mi sembra di rivedermi nei miei primi anni.
Dopo tre anni nel WorldTour riparti da una squadra Professional. Cosa non ha funzionato nell’ultima stagione? Nell’ultima stagione ho dovuto saltare le classiche del nord ed il Giro d’Italia. Questo sicuramente ha reso sicuramente molto negativo il mio anno. Poi a fine stagione ho saputo che non sarei stato confermato. Complessivamente non è stato un bel anno per me, sia a livello sportivo che umanamente.
L’annata sfortunata di Nizzolo ha in parte condizionato il tuo 2017? Il fatto che Nizzolo ha partecipato a pochissime corse ha sicuramente condizionato molto il potere di decisione sul mio rinnovo. Io son sempre stato professionale, ho fatto il mio lavoro per tutti i miei compagni a qualsiasi corsa che sono andato a fare.
Oltre al cambio di squadra per te il 2018 sarà un anno importante visto il ritorno in pista. Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione? L’idea di tornare in pista era sempre nella mia testa. Con il commissario tecnico Marco Villa mi sento quasi tutti i giorni ed il fatto di avere un calendario meno ricco rispetto al passato mi ha fatto prendere la decisione di tornare al 100%.
L’obiettivo a lungo termine è quello di esser al via dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020? L’obiettivo per ora è quello di tornare a fare quello che mi piace fare ad alti livelli. Ovviamente partecipare ai Giochi Olimpici di Tokyo è un obiettivo, ma bisogna meritarsi il posto.
Parlando di strada invece il tuo ruolo sarà soprattutto quello di aiutare Mareczko. Ci sarà però qualche occasione anche a livello personale? Sono stato preso sopratutto per aiutare Mareczko. Darò il 100% per mettermi a disposizione della squadra, ma penso che avrò anche delle occasioni in cui togliermi qualche sassolino scomodo dalle scarpe.
Come ti stai trovando con Mareczko? Pensi che possa fare un ulteriore salto di qualità quest’anno ed arrivare sul livello dei principali velocisti? Mareczko ancora non lo conosco molto bene, ma in allenamento vedo che è migliorato molto. Sono le gare quelle che contano veramente e sono fiducioso a riguardo.
C’è una corsa in cui vorresti far bene? Non ho delle corse in particolare che ho evidenziato, anche perché non conosco alcune delle corse a cui parteciperò. Sicuramente proverò ad essere al top della mia condizione nel periodo del Giro d’Italia.
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Sujet: Re: Team Match-Colnago (D2) - Bugno2 Ven 9 Fév 2018 - 10:01
BOUET Maxime
Début de saison compliqué, fracture, grippe , bronchite, voilà l’entorse se jour à la roue Tourangelle. Bonne chance à mes coéquipiers @Fortuneo_Samsic pour les prochaines courses. [img][/img]
Dernière édition par Bugno2 le Lun 2 Avr 2018 - 9:52, édité 2 fois
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Sujet: Re: Team Match-Colnago (D2) - Bugno2 Mer 28 Fév 2018 - 18:37
DUQUENNOY Jimmy
Jimmy Duquennoy a entamé dimanche dernier sa saison à Kuurne-Bruxelles-Kuurne. Si les sensations ne sont pas encore optimales, le Tournaisien a rattrapé son retard pour être au départ. "Au premier stage, en décembre, j'étais très gros. L'équipe ne parlait même pas de programme de course tant que je ne perdais pas de poids", souligne-t-il à DirectVelo. Pour compliquer la tâche du coureur wallon, une grippe à la sortie du stage de janvier a contrarié sa progression durant dix jours. "Et donc, pour le programme de janvier à Majorque et à Bessèges, c'était trop tard pour moi. Il fallait repartir en Espagne pour peaufiner la condition."
IL NE PEUT PAS SE PASSER DE VELO
Si le coureur de 22 ans a démarré sa préparation avec une surchage pondérale, c'est à cause de la spirale négative de la saison 2017. "L'année dernière, j'étais en forme dès le mois de janvier. J'ai ensuite eu une tendinite pendant deux mois et demi. Je suis bien revenu jusqu'aux 4 Jours de Dunkerque. C'est à partir du Tour de Belgique que j'ai flanché physiquement. L'équipe ne m'a plus beaucoup sélectionné. J'ai vu mon programme allégé. Je courais essentiellement des kermesses pros. J'en ai perdu la motivation. Je me suis même posé la question de l'intérêt de continuer."
Au bout d'une semaine d'interruption, le septième de Paris-Roubaix Espoirs 2015 a compris qu'il ne pouvait pas imaginer sa vie sans le vélo. "Mes ennuis sont derrière moi. C'est ma dernière année de contrat. Il faut que je marche pour continuer ma carrière chez WB-Aqua Protect-Veranclassic. J'espère rouler le plus souvent possible car c'est ce dont j'ai besoin pour monter en puissance."
PARIS-ROUBAIX LE RÊVE DE GOSSE
D'ailleurs, le quinzième de l'Omloop van het Houtland 2017 se verrait bien jouer les premiers rôles sur deux courses en particulier : A Travers les Ardennes Flamandes et IWT Oetingen. "Ce sont deux classes 2 mais le niveau y est très élevé et les parcours sont géniaux. L'an dernier, je crève à cinq bornes de la fin à Oetingen alors que j'étais dans un de mes meilleurs jours de la saison. Je pense également au GP de Denain qui devient un mini Paris-Roubaix dont je ne parle même pas car l'Enfer du Nord est vraiment un rêve de gosse. J'aimerais tellement y participer et finir la course. Quand je vois ce que Piet Allegaert a fait l'an dernier, je me permets de rêver. Il faut d'abord être en forme et ensuite commence alors la célèbre loterie des pavés", conclut-il.
Lire la suite : https://www.directvelo.com/actualite/64391/jimmy-duquennoy-et-le-poids-de-forme
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Sujet: Re: Team Match-Colnago (D2) - Bugno2 Dim 29 Avr 2018 - 12:55
BETTIOL Alberto
Alberto Bettiol arriverà a casa domani, una settimana in ritardo da Liegi, dolorante e ammaccato. I medici gli hanno vietato di prendere un volo aereo così in queste ore è costretto a tornare verso la sua Toscana in macchina, percorrendo più di 1.200 km. La fidanzata Giulia al volante fino a Monaco di Baviera dove darà il cambio alla guida al papà di Alberto, Marco, in arrivo con un fratello. Out dalle competizioni per almeno sei settimane, dovrà per forza di cose rinunciare alla partecipazione al Giro d’Italia che scatterà tra 6 giorni da Gerusalemme, per colpa delle conseguenze della caduta alla Liège-Bastogne-Liège. Il bollettino medico recita: frattura scomposta della clavicola sinistra, frattura alla costola sinistra e una lesione al polmone.
Nonostante tutto Alberto Bettiol non ha perso il sorriso e, circondato dall’affetto dei suoi cari e del suo team, ci racconta come ha trascorso questi momenti difficili. «Due giorni fa sono stato sottoposto a un intervento al polmone per aspirare l’aria presente nella pleura a causa della frattura della sesta costola sinistra. Facevo fatica a respirare perciò è stato il primo problema da risolvere. Ho provato tanto dolore, ho dovuto tenere un tubo attaccato al polmone un giorno e una notte, non lo auguro al mio peggior nemico, ma per fortuna l’intervento è andato bene. Ora devo stare attento alla costa rotta che mi fa male ogni volta che tossisco, o troviamo una buca o un dosso in strada. Ho un tutore che mi tiene ferma la spalla, settimana prossima un ortopedico mi visiterà e valuterà se la clavicola è da operare. Al momento è difficile stabilire quando potrò tornare a pedalare, i tempi della frattura alla costola sono abbastanza lunghi, un mese di stop temo non me lo toglierà nessuno…».
Le immagini tv non hanno chiarito come sia finito a terra, ma lui è in grado di ricostruire cosa è accaduto a circa 100 km dal traguardo di Liegi. «È stato un incidente stupido, non ho corso alcun rischio in discesa ma c'era qualcosa sulla strada, forse un po' di olio o ghiaia, e la mia ruota anteriore è scappata via… La tifosa a terra? Non ha niente a che fare con il mio incidente, quando stavo già contando i danni che mi ero procurato, ho visto un collega, credo della Cofidis, che in curva è andato dritto per dritto e l’ha colpita, per fortuna lui è riuscito a ripartire subito e lei credo non abbia riportato serie conseguenze. Cadute come questa sono quelle che fanno più male perché sono banali. A volte finisci in dei “monti” pazzeschi mentre si viaggia fortissimo verso una volata e non ti fai nulla, altre precipiti a terra senza neanche renderti conto e ti riduci uno straccio».
Alberto è ovviamente deluso dal fatto di perdere la corsa rosa: «Mi spiace, l’idea di correre il Giro mi aveva dato la grinta per mettere a posto una stagione finora un po’ sottotono. Sono partito tardi per alcuni problemi alla schiena di cui ho sofferto alla fine dell’anno scorso, dopo il Tour of Oman mi sono ammalato, alla Tirreno Adriatico sono andato bene ma non come volevo io, al Nord ho sempre lavorato nella prima parte di gara, ero caduto al Fiandre, insomma stava andando tutto storto, così quando mi è stato proposto di far parte della squadra del Giro ho colto al volo l'occasione. Era un obiettivo nuovo che mi stimolava, ma dalle Ardenne non sono uscito come speravo».
Prima di salutarci e proseguire il suo lungo viaggio verso casa, Alberto ci tiene a mandare un grosso ringraziamento a chi l’ha sostenuto, da vicino e da lontano. «Il team è stato pazzesco. Valerio Piva, che vive vicino a Maastricht, si è subito attivato insieme al dottor Michel Cerfontaine, il dottor Max Testa dall’America non mi ha mai perso d’occhio e lo staff mi ha sorpreso da quanto si è preso cura di me. Lunedì sera un massaggiatore si è sparato 3 ore di macchina per andare a prendere Giulia all’aeroporto di Anversa, l’autista del pullman è venuto a trovarmi tre volte. E poi ho ricevuto davvero una marea di messaggi, neanche fosse il giorno del mio compleanno (sorride, ndr). Non mi aspettavo tutto questo affetto. Ringrazio tutti. Non mi sono mai sentito solo. Ora ho il dovere di pensare positivo e di guardare avanti. Cercherò di recuperare e tornare il prima possibile».
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Sujet: Re: Team Match-Colnago (D2) - Bugno2 Mar 8 Mai 2018 - 19:41
BATTAGLIN Enrico
Enrico Battaglin si è fermato ad un passo dal terzo successo italiano al Giro d’Italia 2018. Sul traguardo di Caltagirone il portacolori della Lotto NL – Jumbo ha provato a sorprendere tutti con una volata lunga, venendo però saltato alla fine da Tim Wellens (Lotto FixAll) e Michael Woods (EF – Drapac). Per il corridore italiano alla fine è arrivato un terzo posto che sulla carta potrebbe lasciare tanta amarezza, che viene però accolto senza grandi rimpianti: “Forse sono partito un po’ presto, ma visto la posizione in cui ero ed il fatto che vedevo che iniziavano a rimontarmi sono partito. Non ho sbagliato niente ed è andata così“.
“Ho dovuto chiudere il buco dai primi quattro a 400 metri dalla conclusione – aggiunge Battaglin – Ho fatto quindi due volate. Sono provato a partire un po’ lungo per provare un po’ a scoraggiare gli altri. Wellens però mi ha rimontato ed io ero un po’ piantato. È andata così”.
L’attenzione di Battaglin però è già rivolta alle prossime frazioni a partire da quella in programma nella giornata di domani: “Quella di domani un’altra tappa bella. Per ora pensiamo a recuperare e poi pensiamo a domani”.
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Sujet: Re: Team Match-Colnago (D2) - Bugno2 Mer 13 Juin 2018 - 11:47
CELANO Danilo
pas de tour d'occetanie à cause d'une piqûre d'abeille .
tarkus25 Champion du monde
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Sujet: Re: Team Match-Colnago (D2) - Bugno2 Jeu 14 Juin 2018 - 18:32
le pauvre, quand il s'est vu dans la glace, il n'en a pas cru son œil